
Honduras

Intensità MEDIUM-FULL

Costo basso**
**basso: meno di 7€

RING GAUGE 52

Complessità Medio Alta

Fumata di Media durata*
*media: 60 - 90 min
Lunghezza
- 6″ / 152 mm
Anatomia
Fascia | Messico San Andrés Maduro |
Sottofascia | Nicaragua |
Ripieno | Nicaragua (AGANORSA) |

Valutazione

Buono
La fumata
Ernesto Padilla e la sua Padilla Cigar Co. non sono esattamente degli sconosciuti nel mondo del tabacco e, come molti altri, ha origini Cubane. non strettamente collegate ai sigari però, infatti Ernesto è figlio di Heberto (Roberto) Padilla, noto scrittore e poeta Cubano e della poetessa Belkis Cuza Malé. A onor del vero il padre di Heberto, e nonno di Ernesto, possedeva una piantagione di tabacco a Pinar del Río, Cuba, ma i collegamenti con il tabacco finiscono qui.
A quel tempo purtroppo Heberto Padilla divenne un personaggio scomodo per il governo di Fidel Castro, tanto che lui, e la sua famiglia al completo, furono confinati (arresti domiciliari) nella loro appartamento a Marianao, nei sobborghi dell’Havana.
Nel 1979 a Ernesto Padilla e a sua madre fu permesso di lasciare Cuba per gli USA, ma suo padre, Heberto, dovette restare ancora un anno prima di ricongiungersi alla famiglia. Inizialmente si stabilirono a Miami in Florida, ma successivamente si trasferirono a Princeton, in New Jersey.
Ernesto si sposta poi a Miami dove riesce a farsi assumere dalla Tabacalera Perdomo, lavorando nel reparto marketing e sviluppo prodotti. Fu questa la prima volta che vede il nome di Ernesto Padilla associato all’industria del tabacco, e questa esperienza gli permette di tessere solide amicizie con personaggi illustri del settore.
Il 24 aprile del 2003, Ernesto e suo fratello Carlos fondano la Padilla Cigar Company, lanciandosi nella loro prima vera carriera come produttori di sigari. Inizialmente la loro produzione era presso la manifattura El Titán de Bronze, per le linee Miami, e presso la Tabacalera Tropical (Casa Fernandez) per le linee Nicaraguensi ma poi questa produzione si spostò presso la manifattura TABOLISA (Oliva Cigars Co.) a Estelí.
Il periodo “Oliva” è indubbiamente il più florido ma anche costellato da “bufale”, come nel 2009 quando annunciò il Nub Miami, un progetto a quattro mani fra la sua Padilla e lo Studio Tobac (comparto sperimentale della Oliva Cigars Co.) che non vide però mai la luce.
Il sodalizio con la Oliva Cigars continuò fino ai giorni nostri ma si interruppe bruscamente qualche anno fa. Dopo un periodo di limbo Ernesto Padilla, come un’araba fenice, risorge dalle ceneri e riallaccia i contatti con la manifattura Honduregna Raices Cubanas (la stessa degli Alec Bradley) e con la Tabacalera Aguilar, presso cui vedono la luce le nuove linee Padilla Corojo, Criollo, San Andrés e la Pilar No.4 che da subito si distinguono per presenza estetica, costruzione ed economicità.
Oggi fumerò il San Andrés.
Chiusura della testa “triple cap” e rollatura con metodo entubado sono le due principali caratteristiche comuni a tutte le linee, ma è nell’impatto estetico che questo San Andrés eccelle. Ad adornare questo sigaro vi è infatti una delle più belle, setose, scure ed oleose fasce San Andrés che io abbia mai visto.
Fermi. Avete ragione l’estetica non è tutto, lo dobbiamo fumare e non guardare, ma rigirandolo fra le dita non riesco a non pensare a quanto sia bello e a come sia imponente la sua immensa fascetta che oltre al logo, il Leone, riporta perfino una poesia. Sì, avete capito benissimo, una poesia del padre di Ernesto che recita più o meno così:
Mira la vida al aire libre! Los hombres remontan los caminos recuperados y canta el que sangraba. Tù sonador de dura pupila. Rompe ya esa guarida de astucias y terrores. Por el amor de tu pueblo i despierta! El justo tiempo humano va a nacer. Roberto Padilla
Visto che in spagnolo faccio cacare, termini sigarofili a parte, lascio a voi la traduzione fiducioso che qualche lettore volenteroso la posti nei commenti.
A crudo un bengodi aromatico fatto di pelle, frutta, spezie, cannella, menta e cacao mi rallegra immediatamente la serata. Davvero notevole, speriamo che la fumata sia alla stessa altezza.
Una volta acceso si fa subito dolce e cremoso su un sottofondo di caffè, ma devo aspettare un centimetro circa di braciere perchè parta a pieno regime, e quando lo fa mi avvisa con lo scoppio di un petardo pepato, una sciabolata che lascia sorpreso ma anche interdetto.
Mamma mia, è… è… è proprio BOOOOOLLLLLLDDDDDDD!
Da qui in poi è un crescendo di intensità di corpo e di complessità che snocciola note di miele, frutta candita, caramello, cannella, anice stellato, chiodi di garofano, liquirizia e zenzero.
Che diamine, forse sto svalvolando ma sono avvolto da un turbinio speziato davvero spettacolare, per non parlare della permanenza post boccata che è lunghissimaaaaaaaaaaa.
COOL direbbero gli Americani, FICO dico io, cullato dalla sua eterna morbidezza.
Non c’è un’aroma che prevarica l’altro, sono una sorta di tutt’uno dove sembrano spalleggiarsi e controllarsi a vicenda. Con una simile prima parte non posso che affermare: porca boia, grande blend, una specie di orgasmo sensoriale. Al momento è uno dei migliori San Andrés maduro da me fumati, e se penso che è anche economico (negli USA) non posso che fare i complimenti a Ernesto. Troppo presto però per dichiarare vittoria, vediamo come si comporta nel resto della fumata.
Guardandolo mi chiedo se questo sigaro si ricorderà di me tanto quanto io mi ricorderò di lui… Tranquilli, effetto nicotina, sto delirando!
Una vena tostata, caffeinica e con un tocco di cioccolato amaro delizia il palato, ma lascia equamente spazio ad una acidità speziata che stimola la salivazione. La linea del braciere continua ad essere netta come il taglio di un rasoio, segno di una costruzione a prova di bomba.
Meraviglia. Boccata dopo boccata la complessità che esterna va di pari passo ad una costante crescita di intensità di corpo, con aromi e sapori ricchi di sfumature e transizioni e… porca puttenola mi si scarica la penna!
Nuuuuuuuuuuuu, panico. La solita legge di Murphy del menga, mo’ che faccio? Scrivo sullo smartphone, che diamine.
Apro la app “blocco note” e comincio a prendere appunti o meglio cerco di farlo. Scrivere sullo smartphone non è cosa semplice perchè:
devi essere un nano giapponese con ditina piccole piccole per digitare le lettere senza sbagliare;
il correttore automatico dei testi mi odia.
Ma io non demordo.
Torniamo al sigaro. Dicevo ricco di sfumature e transizioni che nello svilupparsi della fumata acquistano anche note di ciliegia e di cannella a profusione. Un blend San Andres davvero unico, piacevole e intrigante. Una sorta di “progressive flavors” dove nulla si stravolge mai del tutto, in un gioco continuo e sempre in crescendo.
La parte centrale della fumata è indubbiamente la più morbida e avvolgente, con la sua dolcezza cremosa ora all’Ovomaltina. Ma è anche la fase “bombetta aromatica” incentrata su note di cioccolato, caramello, liquirizia e chiodi di garofano molto accentuati.
Su questa struttura arrivo praticamente alla fine della fumata, ma nel percorso purtroppo il mio amore per questo sigaro si incrina, si appanna e quando me ne capacito la delusione è ancora più cocente. Si sbilancia lì mortacci sua!
L’acidità piacevole degli inizi e le spezie prendono un biglietto del treno con una diversa destinazione rispetto al resto. Ma non è un treno normale, è un’alta velocità che lascia tutto dietro e questa corsa folle stona decisamente troppo su tutto, rovinando di fatto un percorso straordinariamente strutturato e piacevole.
Peccato.