2019

Padilla Reserva Corojo 99 Toro

padilla-corojo-99-toro
Honduras

Honduras

MEDIUM-FULL body

Intensità MEDIUM-FULL

Costo medio alto

Costo medio alto**

**medio alto: da 10 a 15€

Ring Gauge 52

RING GAUGE 52

Complessità Medio Alta

Complessità Medio Alta

Fumata di Media durata

Fumata di Media durata*

*media: 60 - 90 min

Lunghezza

  • 6″ / 152 mm

Anatomia

Fascia Honduras Corojo ’99
Sottofascia Nicaragua
Ripieno Nicaragua (AGANORSA)

 

Valutazione

MOLTO BUONO

MOLTO BUONO

La fumata

Dall’ultima recensione è passata un’era geologica. Chiedo venia, ma alle volte accade che gli impegni familiari involontariamente schiaccino qualsiasi velleità creativa.

Tipo emergenza pidocchi, che mi è costata diverse serate all’insegna dell’esplorazione del variegato mondo degli shampoo anti pidocchi, delle farmacie e dei pettini speciali per la rimozione delle uova di questi bastardetti pruriginosi.

Pensavate che la scuola servisse all’accrescimento culturale e all’istruzione del vostro o dei vostri figli? Sbagliato, è una scuola di sopravvivenza in cui si mette alla prova il fisico umano, esponendolo alle peggiori malattie dell’universo. Se sopravvivono sono in grado di affrontare il mondo e la vita.

Ridete, ridete pure. Solo chi ha figli mi può capire.

Quando invece non sono immerso nel cataclisma bambini, ci si mette il televisore. Quell’oggetto malefico e subdolo, l’anello di congiunzione tra un primate come me e il divano, da cui resto soggiogato senza accorgermi.

Tutto normalmente inizia con frasi del tipo: …mi guardo 10 minuti della trasmissione così digerisco, poi accendo il PC e comincio a lavorare…

Seeeeee, mi sveglio con la bolla al naso nel cuore della notte realizzando che ho buttato nel cesso un’altra serata. Lo so, sono una nerchia umana ma non posso farci niente.

OK, basta piagnistei, è tempo di recensione.

Padilla Reserva Corojo ’99 Toro. Un nome un programma per un drogato Corojo come me. Un tabacco storico che ha radici lontane, perchè nasce intorno al 1930, e ha rivestito TUTTI i sigari cubani dal 1930 al 1990. Apprezzato da sempre per la sua spiccata aromaticità e complessità espressiva, ha come contro indicazione un morso rustico che deve essere domato nei blend. Io lo amo da impazzire.

Come per il suo fratello Padilla Reserva San Andres Toro, la presentazione è impeccabile e segna il ritorno della Padilla Cigars presso la manifattura Honduregna Raices Cubanas. Della storia del brand ho parlato approfonditamente nella recensione del San Andres, quindi non vi racconto nulla (potete però andare a leggere tutto qui ).

Anche per questo sigaro la foglia da fascia e la presenza estetica sono sopra la media, anzi superlative ma ovviamente non è di queste cose che godiamo in fumata.

Al piede una pletora di aromi riempiono le mie cavità nasali, nell’ordine avverto pane, pelle, uvetta, terra umida e pepe che stuzzica i miei recettori olfattivi. Ti amo Corojo!

Non perdo tempo e lo accendo. La partenza si rivela morbidissima, pepata solo in retroinalazione, dolce e speziata. Onestamente mi aspettavo l’irruenza maschia del Corojo, invece sono le spezie e le note dolci di frutta secca a reggere il gioco, a costruire l’ossatura della fumata.

Fermi tutti. Allaccio la cintura di sicurezza perchè il pepe parte a manetta. L’animale Corojo che era in agguato è scattato in avanti e graffia con i suoi artigli affilati. Fortunatamente l’attacco viene in parte mitigato dall’accrescimento della dolcezza che sa di pane alle uvette. Pfiuuuuuuu, sono salvo per un soffio.

Mi abituo al pepe e la fumata si fa sempre più densa, tutto assume una connotazione che ricorda una crostata al limone, con punte di cannella e chiodi di garofano. Il fumo profumatissimo conserva sfumature di pane e note fruttate mentre in bocca lascia un meraviglioso retrogusto che ricorda la weiss beer. Haaaaaa, mi sembra di dissetarmi!

Tutta la prima parte della fumata va via all’insegna della morbidezza e della dolcezza, senza complicazioni o voli pindarici a ben vedere, ma indubbiamente molto gustosa. Arrivano ondate di cacao, note di creme brulee e scorza d’arancio mentre il pepe magicamente scema quasi a scomparire del tutto.

Sul piano piacevolezza la sa lunga e mette a mio giudizio in riga, come tanti soldatini, moltissimi sigari in commercio. Un sergente istruttore fiero, autoritario, ma dall’animo gentile e a cui tutti comunque obbediscono senza fiatare.

Signor sì, signore… lei è il migliore… lei è il più buono… signor sì, signore.

Avvicinandomi alla parte centrale della fumata il cacao si tramuta in cioccolato speziato, buono da mordere e a me viene solo voglia di tirare boccate su boccate senza fermarmi mai.

In sottofondo compaiono sfumature di pane tostato che scatenano sensazioni uniche, come essere vicino ad un forno da panificazione pieno di prelibatezze. Non riesco a decifrare bene quanto avverto ma vi assicuro che è davvero una goduria.

In un lento crescendo le spezie e la nota tostata prendono il sopravvento, mentre in sottofondo la dolcezza fruttata diviene caramellata. Mi accorgo che involontariamente sto accelerando il ritmo delle boccate, ma che ci volete fare, non resisto!

Poi una mutazione decisa in sottofondo. La dolcezza sfuma in una nota di vinaccia che sorprende ed è un peccato perchè mi stavo abituando alle dolci coccole di questo sigaro.

Nello stesso momento il pepe si affievolisce del tutto. Nada mas, no more, basta pepe, kaput! Strano ma vero visto che stiamo parlando di Corojo, ma il bello dei blend è che ognuno è storia a se e non comparabile con altri.

Stacco la gigantesca fascetta e proseguo il mio viaggio fumoso. Viaggio che, persa la connotazione pepata, si trasforma in una placida crociera, dove armonia e morbidezza regnano sovrane. Se avete in mente il mondo Corojo alla Pepin, qua non lo trovate. In compenso si schiude un mondo di relax e godimento, un pacioccone di sigaro insomma.

Le note di cacao, quelle tostate, di legno di cedro e pelle si acuiscono e la fumata si ispessisce, si fa più maschia e bold raggiungendo il suo apice massimo di intensità.

In questa fase acquista una profondità espressiva davvero rimarchevole, oltre ad una completa fusione degli elementi aromatici. Per nulla affaticante riesce perfino a stregarmi per questa sua capacità di usare il pugno di ferro e il guanto di velluto allo stesso tempo.

Nel finale la dolcezza diviene quasi stucchevole mentre spezie lieve passano in sottofondo. Stranamente emergono legno e cioccolato al latte, potenti, invece di caffè e liquirizia ad esempio. La rimarchevole densità del fumo, quasi masticabile, riempie e riveste le mucose della bocca accompagnandomi a gran passi al commiato finale.

Mentre vi arrivo non riesco a capacitarmi di come Ernesto Padilla sia riuscito a creare un simile blend, un simile sigaro venduto ad un prezzo (negli USA) straordinariamente basso. Averne di sigari così…

AUTORE

Andrea Zambiasi

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