
Costa Rica

Intensità MEDIUM

Costo alto**
**alto: oltre i 15€

RING GAUGE 54

Complessità Alta

Fumata di Media durata*
*media: 60 - 90 min
Lunghezza
- 6″ / 152 mm
Anatomia
Fascia | Ecuador Connecticut desflorado, Variety Hybrid Mejorado 2004 |
Sottofascia | Ecuador HVA Seca Mejorada |
Ripieno | Seco Perù Hybrid Habano, Viso Ecuador Criollo ’98, Viso Paraguay Hybrid Habano 2000, Viso Criollo ’98 Dominicano, Ligero HVA Mejorado Dominicano |

Valutazione

Wow Factor
La fumata
Il noto uomo d’affari Americano Harvey B. Mackay, classe 1932, soleva dire: non limitarti a segnare il tempo; usa il tempo per lasciare il tuo segno. Mel Shah, titolare di una cigar & wine lounge in Palm Springs, California, nonchè l’uomo dietro la Bombay Tobak deve aver preso alla lettera questa affermazione.
La sua ultima creazione, sempre realizzata in Costa Rica, ha infatti tutto il sapore di un’opera “summa”, di una linea scolpita nella roccia che potrebbe diventare tranquillamente il riferimento della “new age” dei blend Connecticut. Quattro anni spesi, a detta dello stesso Mel nel comunicato stampa, per ricercare il blend definitivo sono un investimento notevole ma il traguardo raggiunto mi fa affermare che sono stati spesi benissimo.
Boooooom! L’hai sparata grossa direte voi. No! Rispondo io.
Il nuovo MBombay Gaaja, che in sanscrito significa elefante, prevede un blend particolarissimo con tabacchi dal Peru, Paraguay e Rep. Dominicana ma è nella sua fascia Ecuadoregna che gli sforzi sono stati massimi. Tre raccolti di tabacco e relative lavorazioni sono stati necessari per arrivare con pazienza all’hybrid Connecticut definitivo o perlomeno alla perfezione che Mel voleva ottenere.
La fascia del Gaaja nasce infatti come incrocio Ecuadoregno fra sementi Connecticut e Cameroon coltivate seguendo la tecnica “desflorado” che in soldoni prevede il taglio dei germogli prima che fioriscano per trasferire tutti i nutrimenti della pianta verso le foglie invece che nei fiori.
Ora senza entrare nel dettaglio dei tecnicismi, di cui fra l’altro non ne so una beneamata fava e manco mi interessano, il risultato ottenuto è a mio avviso a dir poco strabiliante.
Non solo esteticamente perchè bellissimo nella sua setosa fascia color crema, totalmente priva di venature, ma anche a crudo dove regala profonde note di pelle, spezie dolci, frutta secca, resina e miele. Mai incontrato un Connecticut simile!
L’accensone proietta il fumatore in un universo unico e al tempo stesso diverso, un universo inaspettatamente tonico ma al tempo stesso meravigliosamente morbido e complesso.
La sferzata iniziale e sconcertante di pepe bianco, decisa al naso, non aggredisce e sfuma presto lasciando ampio spazio a note di legno, che posseggono una sfumatura torbata, chiodi di garofano e spezie dolci preambolo all’ingresso di una cremosità crescente che millimetricamente comincia a costruirsi.
Una simbiosi quasi perfetta fra pepe, spezie e legno crea una texture di fondo davvero particolare e piacevolissima e indugiare trattenendo il fumo in bocca, esalandolo poi lentamente dal naso è un’esperienza a dir poco meravigliosa.
Quando le spezie cominciano ad attenuarsi, una dolcezza fruttata e mielata emerge in tutta la sua magnificenza, con punte di pompelmo e vaniglia. Un universo armonico e morbidissimo in grado di mettere il fumatore in uno stato d’animo di vero relax e godimento. Per la miseria, un blend davvero stupendo ed io me la godo come un riccio.
Nel suo fumo profumatissimo avverto spezie esotiche come il cumino, ma anche note più pungenti che vanno a braccetto con un delicato tocco vanigliato.
Difficile però delineare a fondo la complessità aromatica che riesce a generare, mentre l’intensità di corpo continua a crescere costantemente, meglio lasciarmi sedurre dalle sue nuance aromatiche. Lontano, molto lontano dai sigari Connecticut a cui siamo abituati.
Avvicinandosi alla parte centrale l’espressività del Gaaja cambia, vira verso il cioccolato ma in sottofondo emergono decise note di mandorla e caramello. Legno, terra, uno zic di pelle e caffè rafforzano la fumata in questa fase ma è la cremosa dolcezza mielata e speziata che continua a reggere il gioco espressivo.
Poi arriva una transizione, si invertono i ruoli, così la dolcezza passa in secondo piano mentre note sempre più “bold” di caffè, caramello e pelle divengono predominanti. Ora è decisamente più tonico e maschio rispetto agli inizi, tanto da sembrare un sigaro diverso ma pur sempre piacevolissimo.
Un sigaro sicuramente in grado di accontentare anche fumatori poco inclini ai blend Connecticut, ed assolutamente moderno nella sua interpretazione di questo mondo. A dire il vero non ha nemmeno importanza apprezzare la complessità che sviscera, nè la quantità di note aromatiche avvertibili, è la piacevolezza e morbidezza globale che si fa ricordare. Perfetto per tutti insomma machevvelodicoaffà…
Il binomio spezie/agrumi nel fumo si delinea con maggiore forza mentre al palato un cioccolato al latte, con punte al caffè, genera la stessa sensazione grassa del caffelatte… e con i cereali annessi aggiungo. Insomma la fine della parte centrale è una sorta di colazione tremendamente gustosa.
Fra me e me penso: che dire, se ha speso 4 anni a svilupparlo, sono 4 anni ben spesi.
Il finale è un trionfo di caramello, di bastoncini di zucchero, anice, caffè e torba mentre le spezie lavorano ancora ma solo in retroinalazione. Arriva perfino una componente vegetale, di salvia, che si intrufola prima del commiato finale.
Sono quasi certo di non essere riuscito a darvi la sensazione della qualità e bontà di questa fumata ma del resto le mie capacità di scrittura nulla possono al cospetto di simili sigari. Spero solo che qualcuno di voi, un giorno o l’altro, possa provarne uno e confermare le mie sensazioni.
