
Honduras

Intensità MEDIUM

Costo basso**
**basso: meno di 7€

RING GAUGE 44

Complessità Media

Fumata di breve durata*
*breve: meno di 60 min
Lunghezza
- 5″ / 127 mm
Anatomia
Fascia | Pennsylvania Sun Grown Broadleaf |
Sottofascia | Costa Rica Cuban Seed Corojo |
Ripieno | Honduras Corojo, Nicaragua Criollo |

Valutazione

Buono
La fumata
Mistero, una parola che racchiude significati profondi e ancestrali. Fin dai tempi antichi la si utilizza per indicare ciò che è inspiegabile per l’intelletto umano o per le cose di cui non si conosce la natura, che non riusciamo a spiegare. In se il mistero racchiude fascino, emozione per l’ignoto, curiosità per quello che speriamo di scoprire e… giramento di zebedei.
Sì avete capito benissimo, a volte il mistero provoca ansia e incazzature altro che fascino, ricchi premi e cotillon. Non che un mistero debba per forza essere svelato o spiegato ma se non stiamo parlando dei vangeli apocrifi, del Santo Graal o della vera storia dei crociati per quale cacchio di motivo nel 2014 non riesco a trovare informazioni su un sigaro?
La storia però comincia ben prima di questa recensione e della mia frustrazione alla ricerca di informazioni. Precisamente nel marzo 2014, quando il noto brand Honduregno Jesus Fuego annuncia la sua nuova linea Americana, linea che fa subito scalpore perchè utilizza una foglia da fascia pochissimo conosciuta, la Pennsylvania Broadleaf.
Fin qua tutto nella norma se vogliamo ma un bel giorno la J. Fuego mi contatta su Twitter asserendo che ho vinto (grazie ad un sorteggio) un sampler dei nuovi Americana. Fantastico penso fra me e me, non ho mai vinto una fava in vita mia ma poi razionalmente rifletto e… come cacchio li recupero? Farli spedire non se ne parla, è illegale, farmeli portare a casa mi pare fuori opzione… quindi?
Lampo di genio! Un caro amico è in procinto di partire per il famoso IPCPR negli USA. Chiedo e lui accetta di fare da tramite, contatto la J. Fuego e accettano di consegnargli il sampler. Sembra tutto perfetto sulla carta ma poi arriva la solita sfiga che ribalta la situazione innescando una serie casuale di contrattempi e incomprensioni che sfociano nel più completo fallimento del piano di recupero. Addio fumata in anteprima della nuova linea Americana.
Abbandonata ogni velleità fumosa continuo imperterrito la mia solita vita di italico fumatore fino ad un bel giorno in cui un amico, Nicola, mi offre di fumare un sigaro… un… un Americana per la miseriaccia e in un formato assolutamente atipico, l’original realizzato senza stampi, completamente a mano e senza chiusura della testa. Che culo!
Ora comincia la fase dell’incazzatura. Cercare informazioni più dettagliate su questo sigaro, su questa linea, perfino sul sito del produttore è un’impresa assurdamente poco proficua. NULLA… nada…nicht, sembra che non esista nessuna nuova linea eppure la producono e la commercializzano. Vai tu a capire che razza di marketing strategico perseguano comunque le pochissime informazioni che trapelano, da varie fonti, la danno come una sorta di produzione limitata e selezionata in vendita presso pochi distributori selezionati.
OK, sempre meglio che niente ma ora è tempo di svaporare questo bussolotto stortignaccolo di tabacco. Rustico è rustico, specialmente nell’aspetto e non solo per la manifattura “particolare” che lo contraddistingue. La foglia da fascia è solcata da venature evidenti che enfatizzano questo suo essere “rurale” nel profondo.
Non serve recidere la testa di questo sigaro leggermente box-pressed perchè non è chiusa così comincio a prendere boccate a sigaro spento. Note di caffè, spezie, legno ma sopratutto pelle emergono decise su un fondo dolciastro che mi ricorda il sapore delle ciliege nere e mature. Niente male.
Arrovento il piccolo piede del sigaro (ha una foggia figurado) con il mio Jet-flame e… BadaBAM! Una partenza decisissima su toni tostati di caffè, pelle e terra coadiuvati da sonori schiaffoni pepati sulle mucose nasali. Di sicuro non è un sigaro timido nella sua espressività e non lascia dubbi sulla sua mascolinità.
La sua foggia rastremata crea un effetto crescita di corpo perfettamente avvertibile, tutto è in continuo incremento ed emerge più che mai il fondo dolce alla ciliegia che avvertivo da spento, ma è nella componente speziata che gioca le sue carte migliori.
Un mix molto dark e un po’ rustico che predomina nella fumata fino a quando il braciere, raggiunto il diametro massimo, innesca un aumento della densità del fumo rendendolo quasi masticabile. In parallelo a questo effetto di “masticabilità” cambia espressione, diventa sempre più carnoso e animale però comincia a sbilanciarsi verso un predominio speziato che non giova alla godibilità globale della fumata.
Mi ritrovo una paletta aromatica troppo squilibrata, dove note di terra e spezie schiacciano letteralmente il resto appiattendo di fatto tutta la fumata. Improvvisamente cambia ancora una volta registro ed ora a stonare sono le note pepate troppo decise a cui poi si aggiunge una leggera acidità di fondo che mi accompagna fino alla fine della fumata.
Non è un sigarino deludente valutato globalmente, in un formato peraltro piacevole e gestibile ma ho la netta impressione che la fascia Pennsylvania Sun Grown Broadleaf abbia bisogno di diametri più ampi per esprimersi al meglio. Sarei curioso di provare altri formati… Nicola? Nicooooolaaaaaaaa?