2015

Camacho Triple Maduro 11/18

Camacho-Triple-Maduro-11-18
Honduras

Honduras

FULL body

Intensità FULL

Costo medio alto

Costo medio alto**

**medio alto: da 10 a 15€

Ring Gauge 54

RING GAUGE 54

Complessità Medio Alta

Complessità Medio Alta

Fumata di Media durata

Fumata di Media durata*

*media: 60 - 90 min

Lunghezza

  • 6″ / 152 mm

Anatomia

Fascia San Andres Maduro Messicana
Sottofascia Authentic Corojo Maduro Honduras
Ripieno Maduro (Honduras, Rep. Dominicana, Brasile)

 

Valutazione

MOLTO BUONO

MOLTO BUONO

La fumata

11/18. Una sigla che sembra una datazione di un evento storico, che so… una guerra…
“… la compagine agguerrita dei nostri compatrioti si distinse per atti eroici nella guerra dell’11/18…”, invece è la sigla di questo Camacho Triple Maduro.

Dietro questi numeri per la verità si nasconde un formato unico nel panorama mondiale, parto della fertile mente di Christian Eiroa (fondatore del marchio), perchè malgrado sia classificato come figurado, figurado non lo è del tutto. Un ibrido, un po’ parejo e un po’ figurado e da entrambi forse prende le migliori caratteristiche come l’evoluzione in fumata data dalla forma non eccessivamente rastremata.

Ad un primo esame a crudo emergono subito le sue straordinarie qualità aromatiche che spaziano da opulente note terrose a menta, cioccolato, pelle, spezie e… a note di Babà al Rhum dalla testa recisa del sigaro. Semplicemente incredibile, non smetteresti mai di aspirare da tanto è buono, così spontaneamente mi è uscito un sonoro: MINCHIA!

Accendo il piede del sigaro e… WHAMMO – la partenza è a 12 cilindri. Non la chiamerei nemmeno “partenza” a essere sincero, perchè somiglia di più all’accendersi della luce verde al via di una gara di Formula 1. Si scatena l’inferno, il motore urla furioso ed io mi ritrovo in balia del circuito, ogni curva è un impressionante schiaffo pepato in retroinalazione.

Siete deboli di cuore? Slacciatevi la cintura di sicurezza e andate a fare un giro sulla giostra del “brucomela”, vi conviene. Io invece la stringo per bene e mi avvinghio al sedile, non si sa mai.

Fortunatamente l’impeto iniziale si attenua e schiude una dolcezza globale che mi fa ben sperare per quello che verrà. Terra, legno e spezie dolci si scoprono un poco alla volta, su una texture vagamente affumicata, in una sorta di perverso gioco alla stimolazione sensoriale.
Effetto figurado.

Il fumo profuma di pane tostato, anzi di pan pepato e la fumata acquista sempre di più in morbidezza, complessità ed eleganza. Opulenza e ricchezza sono difficili anche da descrivere, accompagnate da impressionanti e decadenti note di cacao, per non parlare dell’intensità aromatica che raggiunge il suo picco massimo, quasi a esternare il concetto: capisci ora perchè costo così?

Poi… qualcosa si incrina.
Il 12 cilindri grippa e mi ritrovo basito ad assistere allo spegnimento della dolcezza. Parallelamente si acuisce il sottofondo caramellato e affumicato, mentre le spezie restano complesse e ben delineate, ma globalmente la fumata perde quello “zing” che la rendeva possente e sorprendente. Slaccio la cintura di sicurezza, ora non è più necessaria.

Indubbiamente rilassato mi ritrovo a gustare la parte più ballerina della fumata, un andirivieni di involuzioni e evoluzioni che se da un lato divertono, dall’altro mi lasciano perplesso. Passo attraverso una fase “dry” che asciuga il palato, con note amaricanti a corredo, a una speziata e dolce, poi una maschia su note di pelle arrivando infine a quella masticabile e burrosa al sapore di caldarroste.

Disorientante mi verrebbe da dire anche perchè dietro tutto questo percepisco comunque una struttura incredibilmente complessa, oltre a una dicotomia nel fumo realmente intrigante. Risulta balsamico in retroinalazione e affumicato dal cannone, sembrano due sigari diversi.

Arrivo alla parte centrale del sigaro, a quella più spessa. Il gioco involuzione/evoluzione perdura inesorabile ma questa volta assaporo un’espressività più selvatica, con note di pelle, spezie e pepe che torna a farsi sentire prepotente, poi emergono note erbacee che perdurano a lungo. Il sigaro si concede una pausa, si siede sugli allori, onestamente tutto il contrario di quanto mi sarei aspettato visto che sto bruciando la parte del sigaro più larga e piena di tabacco.

Ohhh yeah, si riprende. Tutti i 12 cilindri si rimettono in funzione e sfodera i cavalli di cui dispone. Io? Mi riallaccio la cintura di sicurezza, non si sa mai.

La sua rinnovata intensità relega anche le note erbacee in un cantuccio, fino alla loro scomparsa, ricominciando a carezzare i sensi con la sua texture speziatamente affumicata e caramellata. Satura la bocca con un effetto torbato/alcolico, su note lievemente agrumate, che ricorda i liquori alle erbe dei monaci eremiti.

Meglio tardi che mai mi viene da pensare, cullato dalla dolce burrosità del fumo, gustandomi l’effetto risultante di una texture su cui spiccano note di terra, di pelle, di pane e lievi note legnose accompagnate da un fumo spiccatamente incensato e vellutato. Comincio a pensare che la parte finale sia indubbiamente la migliore.

Il finale è godurioso, tonico e opulento. Un tripudio di cacao con un effetto al “chili” vulcanico che si irradia su tutte le mucose e dalla lunga persistenza.

Un sigaro unico nel formato, indubbiamente muscolare e potente nella sua espressività ma che ha evidenziato alcune manchevolezze che lo detronano dall’eccellenza assoluta. Poco male mi verrebbe da dire perchè merita assolutamente di essere fumato.

La sua opulenza sia a crudo che in fumata va assaporata per poterla capire e ogni tanto, aggiungo, ci vogliono emozioni forti.

Ohhhh yeaaaaahhhhh, the boss of the gang with 11/18 by @camachocigars

Una foto pubblicata da Andrea Zambiasi (@zambiasiandrea) in data:

AUTORE

Andrea Zambiasi

ALTRI SIGARI DI