2016

CAO Flathead V642 Piston

CAO-Flathead-V642-Piston
Nicaragua

Nicaragua

FULL body

Intensità FULL

Costo basso

Costo basso**

**basso: meno di 7€

Ring Gauge 42

RING GAUGE 42

Complessità Media

Complessità Media

Fumata di Media durata

Fumata di Media durata*

*media: 60 - 90 min

Lunghezza

  • 6 1/2″ / 165 mm

Anatomia

Fascia Connecticut Broadleaf
Sottofascia Ecuador Connecticut
Ripieno Nicaragua Ligero e Piloto Cubano Ligero

 

Valutazione

MOLTO BUONO

MOLTO BUONO

La fumata

Ecco, ci siamo… Concentrati… Velocità, sono pura velocità. Un vincitore, 42 perdenti: i perdenti io me li mangio a colazione. Colazione? Forse avrei dovuto fare colazione, ora mi sentirei meglio… No no no no, resta concentrato… Velocità… Sono più che veloce. Sono più che rapido, sono una saetta!
[cit. CARS – personaggio: Saetta McQueen]

Amo pazzamente il film Cars della Pixar Animation Studios, geniale la storia e spettacolare la sua realizzazione e lo rivedrei decine di volte senza mai stancarmi. Per la verità lo sto già facendo perchè è anche uno dei preferiti dei miei figli.

In Cars il personaggio principale è Saetta McQueen, una novellina Dodge Viper sempre pronta a sgommare e sfrecciare a tutta velocità. In questo il CAO Flathead V642 Piston gli somiglia molto e non solo per la similitudine del nome “Piston” con la mitica “Piston Cup” del film o per il filone “muscle car” Americane e le corse automobilistiche. Entrambi hanno in comune l’irruenza giovanile e la capacità di sorprendere con partenze brucianti.

Il CAO Flathead V642 Piston, scuro come la notte e dalle opulenti note di cacao e terra del piede, ha infatti una partenza degna di una corsa a Daytona, disarmante, adrenalinica e velocissima. All’accensione del piede infatti si scatena il “motore” che comincia a ruggire potente sotto il cofano per poi scatenare tutti i cavalli al semaforo verde che scatta un millisecondo dopo.

Nessuna avvisaglia ne mezze misuro, un interruttore che ha una sola posizione ovvero “ON a tutta manetta” e questa cosa mi fa godere come un matto!

Il pepe comincia a lavorare nelle cavità nasali come un’iniezione di nitro-metano sparata direttamente dalle narici verso il cervello ma la cosa più stupefacente è che non da fastidio anzi diverte e dà subito la percezione di quale sia il suo carattere. Come del resto fa una macchina da corsa…

Il CAO Flathead V642 si apre subito su opulentissime note di cacao e lievi di legno, terra, spezie e su una dolcezza inaspettata mentre il fumo profuma di cardamomo. Tutto è permeato, avvolto da un “non so chè” di affumicato su cui poi si innesta anche la pelle.

Tonico, decisamente tonico ma piacevolissimo. Non è particolarmente complesso, non è peraltro un difetto grave, e nemmeno bilanciatissimo a voler vedere ma riesce comunque ad essere decisamente gradevole e gustoso.

Ripeto non li trovo difetti gravi infatti me la godo a tal punto che mi ritrovo alla guida non di una macchina da corsa, ma di uno splendido Ford Mustang V8 cabrio lanciato a tutta velocità su un infinito rettilineo nel deserto. CAO Flathead in bocca, mani sul volante, musica rock a palla e l’aria che mi scompiglia i capelli… spettacolo!

Hmmmmm… fermi. Avete ragione, forse sto esagerando un tantino. Non avendo praticamente capelli come cacchio possono scompigliarsi? Non ho nemmeno un riporto o un trapianto di Cesare Ragazzi. Ok, ok togliamo la parte dello scompigliare i capelli, sigh, il resto però rimane e voi andate a cagare perchè state indubbiamente rimarcando i mie difetti.

Torniamo al sigaro. Il comparto spezie comincia la sua ascesa al ruolo primario mentre un fumo delizioso oltre che profumatissimo acquista nuove note agrumate.

Non so per quale motivo ma la texture globale che si crea a me ricorda pazzamente una pietanza indiana molto speziata, il “chicken Tandoori”, un popolare piatto a base di pollo arrosto, yogurt e spezie di cui ho fatto letteralmente scorpacciate nel mio viaggio nel meraviglioso paese chiamato India.

Il V8 o V10 se preferite continua a ruggire sempre più “bold”. Non è sicuramente un sigaro adatto ad essere acceso in qualsiasi momento della giornata, meglio dopo i pasti e non pasti normali, piuttosto delle grigliate pantagrueliche innaffiate da vasche da bagno di birra.

Avvicinandosi alla parte centrale risulta leggermente scomposto al palato con delle note amaricanti un po’ troppo sopra le righe e che stonano sul resto. Una volta entrati nella parte centrale il motore abbassa i giri, il pepe si smorza ed il cacao si attenua lievemente.

Globalmente risulta leggermente erbaceo ma poi arrivano note di caffè e caramello a risollevare la situazione, su un sottofondo terroso e intriso di cacao oltre che dotato di una leggera acidità fruttata.

Si fa comunque voler bene malgrado mi lasci la sensazione di “desiderare” qualcosa in più da lui, come se non fosse riuscito a raccontarmi tutto. In compenso cresce notevolmente in intensità di corpo, aromi e gusti compensando questa pseudo “psicologica” mancanza con gratificazione sensoriale.

Tac… tac… schiocchi sordi sul mio taccuino. Gocce di pioggia lasciano macchie bagnate sulle pagine e quasi non me ne accorgevo, perso nella mia corsa nel deserto.

Per un breve momento la pelle spicca sul resto evidenziando, malgrado non sia necessario, il suo DNA maschio ma ben presto le spezie riprendono saldamente il volante guidando la corsa fino al traguardo, al finale del sigaro.

Un traguardo che ha il netto sapore del caffè amaro e ovviamente delle spezie ma l’impianto raccontato finora è sempre presente, seppur con minore intensità, come la diffusa dolcezza al cacao.

Insomma un sigaro “da corsa”, con qualche difettuccio ma tanto, tanto gustoso e godibile. Sicuramente non è un’eccellenza ma nemmeno un sigaro da dimenticare a patto naturalmente di amare l’intensità e le emozioni forti.

AUTORE

Andrea Zambiasi

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