2019

Camacho Triple Maduro Corona

Camacho Triple Maduro Corona
Camacho Triple Maduro Corona
Honduras

Honduras

FULL body

Intensità FULL

Costo medio alto

Costo medio alto**

**medio alto: da 10 a 15€

Ring Gauge 44

RING GAUGE 44

Complessità Medio Alta

Complessità Medio Alta

Fumata di Media durata

Fumata di Media durata*

*media: 60 - 90 min

Lunghezza

  • 5 1/2″ / 140 mm

Anatomia

Fascia San Andres Maduro Messicana
Sottofascia Authentic Corojo Maduro Honduras
Ripieno Maduro (Honduras, Rep. Dominicana, Brasile)

 

Valutazione

WOW FACTOR

Wow Factor

La fumata

La storia del Camacho Triple Maduro risale al 2007 quando fu presentato ed era una linea espressamente voluta e congegnata da Christian Eiroa che possedeva il brand. Fu un sigaro border line fin dagli inizi e fu il primo “triple” maduro mai prodotto al mondo, con un blend che allora era puro Honduras.

Il tempo è passato ed ora Camacho non è più di Eiroa ma della Davidoff e perfino il blend ha subito una profonda e radicale trasformazione, da puro si è passati al multinazione pur restando il triplo utilizzo di tabacchi maduro per tutte e tre le componenti del sigaro, fascia, sottofascia e ripieno.

La vecchia e la nuova linea sono diverse? La risposta è sì ma non è questa la sede per una disamina sulle differenze. Quello che era allora ed è ai giorni nostri resta immutato, lui è il porta bandiera del brand, il sigaro che fu ed è anche oggi un riferimento per un certo tipo di fumata e di fumatore che pretende, ed è giusto che lo sia, una fumata possente e al di sopra delle righe e delle mode.

Il Camacho Triple Maduro rappresenta indubbiamente una innovazione e una rarità a livello mondiale. Sono la personificazione delle capacità umane di saper trattare e miscelare tabacchi maduro profondamente diversi ed estremamente corposi. Non sono sigari “acqua e sapone” ma maschi e selvaggi nel DNA come ogni pantera che si rispetti! Il motto “The Bold is Back” non è mai stato così tangibile come in questo caso.

LA FUMATA

Esistono serate in cui si desidera qualcosa di diverso e irripetibile, in cui ci si mette alla prova semplicemente per il gusto di farlo, per la sfida e per la soddisfazione che regalerà. Io e Giuseppe questa sera ci sentiamo pronti ad accogliere la sfida, ci sentiamo dei veri guerrieri Jedi, addestrati e motivati anche se… a pensarci bene siamo più dei “nonni” dei guerrieri Jedi data l’età complessiva che mettiamo in campo.

Non importa! Siamo baldi e aitanti e sebbene rientriamo nella categoria descritta dalla celebre frase del maestro Yoda “quando 900 anni di età avrai, bello non sembrerai” decidiamo di misurarci con lui, con il Camacho Triple Maduro Corona.

Un’avvisaglia di quello a cui andremo incontro la percepisco nettamente esaminando il sigaro a crudo. Possenti note di pelle e terra dominano su uno stuolo di spezie dolci, pepe deciso e note agrumate.

L’intensità è tale che mi viene istintivo pensare ad un casco protettivo ma non ne ho a portata di mano. Guardo Giuseppe e lo vedo tranquillo ad esaminare il sigaro, mi tranquillizzo e prendo ampie e gustose boccate poi, quasi guidati da un’immaginaria entità superiore, ci guardiamo negli occhi e contemporaneamente esclamiamo… urca boia!

Galvanizzati cominciamo a scaldare il braciere pregustando le prime boccate. Faccio un profondo respiro per rilassarmi, porto il sigaro alla bocca e… sorpresa! Parte insospettatamente leggero e dopo qualche altra boccata io e Giuseppe ci guardiamo sogghignando…. Giuseppe: “hai visto che non è poi così tosto come lo dipingono?”

Di tutta risposta qualcuno gira un interruttore che accende il “post bruciatore” del sigaro. Improvvisamente mi arriva una sciabolata pepata, un’esplosione sensoriale inaspettata che mi fa istintivamente afferrare i braccioli della sedia. Da questo momento vengo immerso in un oceano di liquirizia, di complesse note di terra e legno bilanciate da una dolcezza speziata di fondo che percepisco perfino sulle labbra.

Quasi a rafforzare il concetto di “post bruciatore” la fumata assume delle connotazioni affumicate notevoli e uno spettacolare retrogusto di cacao amaro riveste la bocca.

Ha due anime questo corona, una dark alla liquirizia e anice ed una sensuale e dolce al cacao e spezie. Ad un certo momento le due anime si fondono ed emerge la dolcezza in tutta la sua magnificenza, una dolcezza che lascia un effetto al palato burroso e al contempo stuzzicante per il pepato.

La tonicità della fumata si fa intensa. Mi guardo intorno ma non vedo nessun casco da poter indossare. Sento una voce femminile… “fasten your seat belt, the bold is back” ma non ho nemmeno le cinture di sicurezza… porca…

Con la coda dell’occhio guardo Giuseppe comodamente sprofondato nella poltrona e intento, come nulla fosse, ad assaporare il sigaro. Mi sento una “nerchia” di uomo, a me scricchiolano le ginocchia e si piegano i menischi mentre lui… lui… è lì tranquillo e beato come nulla fosse.

Sigh! Cerco di contenere il mio complesso di inferiorità, non posso essere da meno, così mi faccio forza e proseguo nella fumata. Il sigaro sembra percepire il mio stato d’animo e da questo momento in poi snocciola delle ammirabili virate nel registro aromatico, stupendoci ogni volta come fosse la prima.

Un primo assaggio di questa sua poliedricità arriva con un’improvvisa calma nella tempesta pepata e speziata. Il camaleonte da pantera nera diventa una seducente dama che ci ammalia e conduce nel suo mondo, al sapore stupendo di cioccolato anzi un tripudio di cioccolato.

Questo “orgasmo” cioccolatoso non permane a lungo, arriva un secondo cambio di registro dove emergono note di cannella, note al ginepro piacevolmente appoggiate sull’onnipresente sfumatura tostata con una lievissima componente pepata di sottofondo.

Arriva la frutta secca, note minerali e agrumate per cominciare poi un gioco “dolce non dolce” che ha il netto sapore di un buon castagnaccio. Di quelli casalinghi che lascia il palato untuoso e gioca a far impazzire il nostro apparato sensoriale con qualcosa che nel “dolce non dolce” ha proprio la sua peculiarità più intrigante.

A metà fumata risfodera le unghie, torna ad essere pantera ed io, non potendo essere da meno, mi trasformo in domatore. Mi sento come gli eroi di cellulosa, gli impavidi protagonisti di tanti film d’azione sprezzanti del pericolo e duri come la roccia, ma i miei “menischi” la pensano diversamente…

Giuseppe dalla poltrona mi guarda, percepisco che ha avvertito il ritorno dell’indomito caratterino e a conferma delle mie supposizioni esordisce con “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”, scatenando delle grasse risate.

Ora tornano le note di cacao amaro, di terra, di pelle, arrivano i primi sentori di caffè diventando molto più denso nel fumo e, sebbene fatico a capacitarmene, ancora più tosto. Le spezie ora si adagiano in sottofondo mentre la nota affumicata che ci ha accompagnato fino ad ora comincia a trasformarsi, a divenire sempre più tostata. Così quando arrivano nette note di pane la sensazione che avvertiamo è simile al profumo della sua crosta appena sfornato.

Sorprendentemente il pepe non riemerge al momento, ma lo avverto latente nel fondo della fumata. Altro gettone, altro giro, questa volta alla vaniglia e cannella mentre il fumo diventa profumatissimo e straordinariamente complesso. Io e Giuseppe ci confrontiamo sempre più spesso, entrambi siamo rapiti da questa sua capacità espressiva realmente fuori dal comune e che non capita spesso di incontrare.

Booooooooommmmmmm! Riesplode fantasticamente il pepe sorprendendoci non poco ma forse siamo ancor più meravigliati per la sua capacità di mischiarsi mirabilmente alle note dolci creando un tutt’uno che ci obbliga a sfregare spesso la lingua al palato, nel tentativo di godersi anche l’utima particella aromatica.

Un gioco straordinario che rende questa parte finale addirittura migliore di quella centrale, un godimento che acquista note sempre più balamiche, ma come ogni piacere nella vita purtroppo termina… ma solo perchè il sigaro finisce.

Su questo sigaro, su questa linea si sentono pareri realmente discordanti, o se ne sperticano le lodi o li si “cassano” bellamente. Di sicuro non sono sigari facili, ne per la loro intensità “corporea” ne per la facilità di fumata.

Vanno decifrati, vanno capiti e interpretati, se lo si fa e si trova la giusta metrica di fumata loro risponderanno sempre con qualcosa che a mio giudizio è un’esperienza sensoriale unica e strabiliante. Se ciò non accade la colpa non è loro ma del “naso” di chi li fuma e su questo non ho dubbio alcuno.

Attenzione però, non sono oggetti per deboli di cuore o “signorini” della fumata…”The Bold is Back!

AUTORE

Andrea Zambiasi

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