
Honduras

Intensità MEDIUM-FULL

Costo medio alto**
**medio alto: da 10 a 15€

RING GAUGE 54

Complessità Medio Alta

Fumata di lunga durata*
*lunga: oltre 90 min
Lunghezza
- 6 3/4″ / 171 mm
Anatomia
Fascia | Criollo ’98 Trojes Honduras |
Sottofascia | Honduras Criollo ’98 |
Ripieno | Honduras e Nicaragua |

Valutazione

Eccellente
La fumata
La prima parte di fumata è stupefacente. Parte lieve su note speziate e su una dolcezza quasi allappante, con molto pepe a stimolare le cavità nasali ma, grazie alla sua forma rastremata, si avverte chiaramente il crescere dell’intensità del corpo al crescere del diametro. Arrivando alla sezione cilindrica del sigaro, al massimo diametro, si schiude su note terrose, animali regalando una sorta di effetto torbato molto gustoso mentre si intensifica anche la dolcezza, al sapore di frutta, canditi e cioccolato alla nocciola.
Un tonico piacere sensoriale che lentamente vira nel finale su note tostate di caffè, pelle, torba e dove le spezie riprendono vigore mentre la dolcezza (sempre presente) acquista una connotazione di carruba. Un figurado elegante, gustoso, pieno e possente di cui confermo la piena eccellenza con una valutazione superiore rispetto alla prima recensione.
Riconoscimenti
2014

Eccellente
La fumata
Magistri, una declinazione latina che significa maestro. Non so se lo sia veramente ma di sicuro è uno dei figurado più belli e particolari sul mercato, magnificamente realizzato con la sua fascetta dorata dai disegni intricati e molto “old style”. Ho sempre amato molto queste vitole dalla foggia atipica per quelle particolari sensazioni/evoluzioni in fumata che solo loro sono in grado di regalare. Lui lo è ancora di più perchè combina le caratteristiche dei figurado, nella parte iniziale, a quelle dei Parejo nella restante… insomma due sigari in uno!
Il primo impatto “fisico” con il sigaro sorprende sia per l’intenso aroma di pelle che emana la foglia da fascia ed il pepato che stuzzica le labbra sia per l’evanescenza del piccolo piede da cui emergono solamente lievi note dolciastre. Le prime boccate però danno subito la percezione di quello che andremo a fumare, spezie, legno, terra e note di miele a contorno. Saporito e gustoso e preambolo sicuro di una bella fumata.
Non indugio oltre e con molta facilità riscaldo il “piedino” del sigaro che subito risponde alla fiamma con un bel braciere che brilla nell’oscurità della notte. Accendere un figurado è sempre un’operazione direi “semplice”, sorprendentemente semplice, e diversa dallo scaricare l’accendino nel tentativo di avviare la combustione di certi cannoni oggi in commercio.
La prima parte di fumata è stupefacente. Grazie alla sua lunga forma rastremata, parte lieve su sentori carnosi e speziati con molto pepe a stimolare le cavità nasali, ma ben presto pigia il piede sull’accelleratore. Si avverte chiaramente il crescere della intensità del corpo al crescere del diametro della combustione. Un piacere sensoriale che goduriosamente aumenta con note terrose e nocciolate sempre più corpose, cresce la dolcezza a deliziare il palato, crescono le spezie a dare tono alla fumata, crescono le note tostate di caffè a corroborare la sua espressione gustativa.
Un piacere assoluto e da sperimentare, sentire schiudersi il sigaro, percepire nettamente la sua evoluzione, capirlo e capire il suo linguaggio.
Aiuta, aiuta la nostra “cultura del sigaro” ma anche la conoscenza di come il rapporto fra i tabacchi che racchiude sia importante, di come interagiscono con la fascia, di come tutto cambi ed evolva al variare del diametro.
Insomma… una sorta di nave scuola su cui è doveroso imbarcarsi.
Pian piano arriva alla sua massima espressione, alla sezione cilindrica del sigaro, al massimo diametro del braciere e lui risponde facendosi ancora più terroso e dolce, più animale e regala una sorta di effetto torbato molto gustoso. Il pepe che fin’ora era comprimario esplode in tutta la sua portanza. In retroinalazione schiaffeggia le mucose come una frustata che da l’esatta percezione della “carica” dei tabacchi che stanno bruciando.
Detto così sembra burbero e scomposto, invece regala una elegante e gustosa fumata. Certo non flebile ed eterea bensì piena e possente.
Per tutto il corpo centrale si viene deliziati, in soldoni, da una dolcezza fruttata che ricorda quelle belle ciliege nere mature, in una texture tipica dei Tempus che lascia al palato le stesse sensazioni lasciate dai migliori vini rossi di gran struttura.
Sicuramente un sigaro full-body di un corpo pieno e potente ma di una pienezza carnosa e pepata, contornata da note agrumate, che è un piacere sperimentare facendo sostare più a lungo il fumo in bocca. Percepisco lo sfrigolio pepato che si diffonde lungo tutte le mie mucose, percepisco sempre più nettamente i sapori torbati di fondo ed avverto la spinta che io definisco “idrocarburi-boost” che è nel DNA dei Tempus.
Gongolo, sì gongolo per questa pienezza di corpo galvanizzante che non sempre un sigaro regala, non sempre riesce ad esprimerla ma quando avviene si fà un salto sulla sedia… sempre che siate seduti!
Mentre scrivo queste righe mi torna alla mente la sensazione provata, lo stupore e la frenesia di annotare frettolosamente quello che passava nella mia mente, pensieri eterei che cercavo di imprimere su carta prima che svanissero, come le spirali di fumo del sigaro nel cielo scuro della notte.
Poi tutto cambia in un tripudio di moka e pepe mentre le spezie si attenuano, e fa ben sperare in un finale con il botto ma, arriva il rovescio della medaglia. Verso la fine del corpo centrale si sbilancia sensibilmente, perde smalto ma resta pur sempre su una base gustativa degna di nota. Scompaiono le note di pelle e tutto si sposta verso una marcata dolcezza candita e speziata, adagiata su un letto torbato.
Non riesce onestamente più a riprendersi “dall’impasse” e si avvia verso un finale un po’ apatico, sotto tono rispetto al resto. Un finale di fumata che gli fa quasi perdere l’eccellenza, relegandolo alla porta d’ingresso, in una posizione che francamente non rende piena giustizia a quello che è in grado di regalare nei precedenti 3/4 di fumata.
Nel finale le spezie prendono decisamente il sopravvento, emergono decise su una base gustativa che resta dolce, come di carruba, e a contorno la moka rafforzata da un fumo denso, anzi densissimo, quasi masticabile che lenisce un po’ la delusione per questo finale appannato.
Un Alec Bradley diverso, perfino diverso dagli altri Tempus suoi simili. I tabacchi sono gli stessi ma le sensazioni in fumata lo pongono in un mondo a sè, diverso dicevo ma anche pieno e potente e realmente vario e divertente. Gli si può perdonare il finale? Certo che sì. Merita sicuramente di essere fumato e se amate i Tempus è una valida, atipica, alternativa ai soliti moduli serali di un certo impegno.